Vangelo del giorno meditato
«Il mio calice, lo berrete»

Vangelo del giorno meditato
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Vangelo del giorno meditato
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Vangelo del giorno meditato
«Il mio calice, lo berrete»

 Mt 20,20-28
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore

 

Meditiamo

Voi non sapete quello che chiedete

Gli intrighi di corte, di palazzo nell’antichità erano ben conosciuti. Uno molto sottile, sventato da Salomone, riguarda un suo fratello, Adonia, il quale tentava con ogni mezzo di scalzare il re dal suo trono. Certi sotterfugi si vincono solo con una saggezza pronta, immediata, dono attuale dello Spirito Santo. Il sotterfugio è veramente astuto.
Adonia, figlio di Agghìt, si recò da Betsabea, madre di Salomone, che gli chiese: «Vieni con intenzioni pacifiche?». «Pacifiche», rispose quello, e soggiunse: «Ho da dirti una cosa». E quella: «Parla!». Egli disse: «Tu sai che il regno spettava a me e che tutti gli Israeliti si attendevano che io regnassi. Eppure il regno mi è sfuggito ed è passato a mio fratello, perché gli era stato decretato dal Signore. Ora ti rivolgo una sola domanda: non respingermi». Ed essa: «Parla!». Adonia disse: «Di’ al re Salomone, il quale nulla ti può negare, che mi conceda in moglie Abisàg, la Sunammita». Betsabea rispose: «Bene! Parlerò io stessa al re in tuo favore».
Betsabea si presentò al re Salomone per parlargli in favore di Adonia. Il re si alzò per andarle incontro, si prostrò davanti a lei, quindi sedette sul trono, facendo collocare un trono per la madre del re. Questa gli sedette alla destra e disse: «Ti rivolgo una sola piccola domanda: non respingermi». Il re le rispose: «Chiedi, madre mia, certo non ti respingerò». E quella: «Si conceda Abisàg, la Sunammita, in moglie ad Adonia, tuo fratello». Il re Salomone rispose a sua madre: «Perché tu mi chiedi Abisàg, la Sunammita, per Adonia? Chiedi pure il regno per lui, poiché egli è mio fratello maggiore e per lui parteggiano il sacerdote Ebiatàr e Ioab figlio di Seruià». Il re Salomone giurò per il Signore: «Dio mi faccia questo e altro mi aggiunga, se non è vero che Adonia ha avanzato questa proposta a danno della sua vita. Ebbene, per la vita del Signore che mi ha reso saldo, mi ha fatto sedere sul trono di Davide, mio padre, e mi ha fatto una casa come aveva promesso, oggi stesso Adonia verrà ucciso». Il re Salomone ordinò l’esecuzione a Benaià, figlio di Ioiadà, il quale lo colpì e quegli morì (1Re 2,13-25).
Giacomo e Giovanni si servono della madre per far cadere Gesù nei loro intrighi per avere il primo posto nel nuovo Regno che Gesù si sta apprestando a instaurare sulla terra. La sapienza divina, celeste, dono sempre attuale in Lui dello Spirito Santo, vede l’intrigo e subito lo rende nullo. Nel suo regno vi sono due semplici regole da osservare. La prima recita che i posti non li assegna il Re. Gesù non può dare nessun posto, né a loro due né agli altri. I posti li assegna il Padre celeste. Li assegna nella sua grande libertà e accondiscendenza eterna, imperscrutabile, non governabile da nessuna creatura. Neanche Lui li può assegnare, anche se volesse. Questo compito il Padre lo ha riservato a sé. Lui ha chiamato loro, ma su ordine e per comando del Padre. Questa verità è eterna, immutabile, mai soggetta a variazioni.
La seconda regola vuole che il primo posto sia l’ultimo e questo ultimo posto non è per uno ma per tutti. È di tutti per diritto. Lo si deve solo occupare. È un posto di servizio e non di comando. È un posto nel quale sempre si deve rimanere e mai uscire.

 

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci sempre l’ultimo posto.Amen

 

 

Movimento Apostolico

 

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