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Cercati uno per uno

Non si puo’ rimanere indifferenti davanti al dettaglio con cui Cristo parla dell’Amore di Dio. Egli poteva tranquillamente dire che il Padre quando perde il gregge, o la sacca di denaro, o il rispetto dei figli, si mette a cercali. Invece Egli entra nel particolare. Dio non ricerca generalmente qualcosa o qualcuno. Egli cerca la singolarità della cosa e delle persone. Quella pecora. Quel soldo. Quel figlio. L’Amore di Dio non è forfettario. Il Suo Amore è sempre unico ed esclusivo per ciascuno, non è semplicemente e banalmente per tutti. Davanti a Lui noi siamo ciascuno, non semplicemente una massa. Motivo per cui nel suo racconto il pastore non si preoccupa di lasciare il gregge per cercare la pecora smarrita. Non si preoccupa del caos che crea in casa per trovare una sola dracma smarrita. Non si fa molti problemi di pagare da mangiare e da bere a tutto il paese quando il figlio che gli aveva voltato le spalle decide di tornare a casa. Cristo racconta l’esperienza del peccato con gli occhi di Dio. E cosi’ ci rivela che Dio non se ne sta a guardare freddamente alla finestra del cielo. Il nostro Dio, è un Dio che freme, è un Dio che soffre, perchè è un Dio che ama. E’ un Dio che viene a cercarci, che si infila negli stessi vicoli bui dove tante volte ci siamo persi. Egli ha per noi un amore ostinato, più grande dei nostri peccati, più lontano degli anfratti dove siamo caduti, più forte dell’irreversibilità delle nostre azioni. Noi siamo amati cosi’. Non siamo sotto esame, ma sotto uno sguardo interessato ed unico di Qualcuno che “non ha risparmiato il proprio Figlio, e la propria vita per noi”.
Se ci portassimo addosso una simile consapevolezza non avremmo cosi’ paura della vita, ne della nostra storia passata. Questa è la buona novella. Questa è la buona notizia di Cristo. E se una notizia cosi’ non ci cambia la vita cosa potrà davvero farlo?
Ci sarebbero tante cose da aggiungere e da dire. Ne lascio solo un’ultima. Il Vangelo si conclude con una rappacificazione tra il Padre e il Figlio maggiore, quello che la testa l’ha sempre avuta sulle spalle. Quello che ha fatto ogni giorno il proprio dovere. Quello che é rimasto sempre in casa con il Padre. Ebbene questo figlio modello, vive un’altra schiavitù che forse non è quella del peccato del fratello minore, ma è altrettanto dolorosa. Egli non si sente felice. Egli non prova gioia ma solo senso di responsabilità. Egli si sente servo e non figlio, motivo per cui non capisce i gesti eccesivi del Padre. Questa é una lezione per tutti noi. Dobbiamo anche noi stare attenti a non stare semplicemente alle regole, ma a domandarci quanta gioia c’é dentro la nostra vita, quanto ci sentiamo davvero alla pari, appunto figli, e non semplicemente esecutori di questa o quest’altra cosa. Dio non é il decalogo, Dio é Amore. Alla fine della vita, diceva uno scrittore francese, Dio ci domanderà una sola cosa: sei stato felice?
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