4. San Luigi Maria contempla tutti i misteri a partire dall’Incarnazione che si è compiuta al momento dell’Annunciazione. Così, nel Trattato della vera devozione, Maria appare come “il vero paradiso terrestre del Nuovo Adamo”, la “terra vergine e immacolata” da cui Egli è stato plasmato (n. 261). Ella è anche la Nuova Eva, associata al Nuovo Adamo nell’obbedienza che ripara la disobbedienza originale dell’uomo e della donna (cfr ibid., 53; Sant’Ireneo, Adversus haereses, III, 21, 10-22, 4). Per mezzo di quest’obbedienza, il Figlio di Dio entra nel mondo. La stessa Croce è già misteriosamente presente nell’istante dell’Incarnazione, al momento del concepimento di Gesù nel seno di Maria. Infatti, l’ecce venio della Lettera agli Ebrei (cfr 10,5-9) è il primordiale atto d’obbedienza del Figlio al Padre, già accettazione del suo Sacrificio redentore “quando entra nel mondo”.
“Tutta la nostra perfezione – scrive san Luigi Maria Grignion de Montfort – consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più sarà consacrata a Gesù Cristo” (Trattato della vera devozione, 120). Rivolgendosi a Gesù, san Luigi Maria esprime quanto è meravigliosa l’unione tra il Figlio e la Madre: “Ella è talmente trasformata in te dalla grazia, che non vive più, non è più: sei solo tu, mio Gesù, che vivi e regni in lei… Ah! se si conoscesse la gloria e l’amore che tu ricevi in questa mirabile creatura… Ella ti è così intimamente unita… Ella infatti ti ama più ardentemente e ti glorifica più perfettamente di tutte le altre creature insieme” (ibid., 63).
Maria, membro eminente del Corpo mistico e Madre della Chiesa
5. Secondo le parole del Concilio Vaticano II, Maria “è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità” (Cost. Lumen gentium, 53). La Madre del Redentore è anche redenta da lui, in modo unico nella sua immacolata concezione, e ci ha preceduto in quell’ascolto credente e amante della Parola di Dio che rende beati (cfr ibid., 58). Anche per questo, Maria “è intimamente unita alla Chiesa: la Madre di Dio è la figura (typus) della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti, nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la Beata Vergine Maria è la prima, dando in maniera eminente e singolare l’esempio della vergine e della madre” (ibid,. 63). Lo stesso Concilio contempla Maria come Madre delle membra di Cristo (cfr ibid., 53; 62), e così Paolo VI l’ha proclamata Madre della Chiesa. La dottrina del Corpo mistico, che esprime nel modo più forte l’unione di Cristo con la Chiesa, è anche il fondamento biblico di questa affermazione. “Il capo e le membra nascono da una stessa madre” (Trattato della vera devozione, 32), ci ricorda san Luigi Maria. In questo senso diciamo che, per opera dello Spirito Santo, le membra sono unite e conformate a Cristo Capo, Figlio del Padre e di Maria, in modo tale che “ogni vero figlio della Chiesa deve avere Dio per Padre e Maria per Madre” (Segreto di Maria, 11).
In Cristo, Figlio unigenito, siamo realmente figli del Padre e, allo stesso tempo, figli di Maria e della Chiesa. Nella nascita verginale di Gesù, in qualche modo è tutta l’umanità che rinasce. Alla Madre del Signore “possono essere applicate, in modo più vero di quanto san Paolo le applichi a se stesso, queste parole: «Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi» (Gal 4,19). Partorisco ogni giorno i figli di Dio, fin quando in loro non sia formato Gesù Cristo, mio Figlio, nella pienezza della sua età” (Trattato della vera devozione, 33). Questa dottrina trova la sua più bella espressione nella preghiera: “O Spirito Santo, concedimi una grande devozione ed una grande inclinazione verso Maria, un solido appoggio sul suo seno materno ed un assiduo ricorso alla sua misericordia, affinché in lei tu abbia a formare Gesù dentro di me” (Segreto di Maria, 67).
Una delle più alte espressioni della spiritualità di san Luigi Maria Grignion de Montfort si riferisce all’identificazione del fedele con Maria nel suo amore per Gesù, nel suo servizio di Gesù. Meditando il noto testo di sant’Ambrogio: L’anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore, lo spirito di Maria sia in ciascuno per esultare in Dio (Expos. in Luc., 12,26: PL 15, 1561), egli scrive: “Quanto è felice un’anima quando… è tutta posseduta e guidata dallo spirito di Maria, che è uno spirito dolce e forte, zelante e prudente, umile e coraggioso, puro e fecondo” (Trattato della vera devozione, 258). L’identificazione mistica con Maria è tutta rivolta a Gesù, come si esprime nella preghiera: “Infine, mia carissima e amatissima Madre, fa’, se è possibile, che io non abbia altro spirito che il tuo per conoscere Gesù Cristo e i suoi divini voleri; non abbia altra anima che la tua per lodare e glorificare il Signore; non abbia altro cuore che il tuo per amare Dio con carità pura e ardente come te” (Segreto di Maria, 68).
La santità, perfezione della carità
6. Recita ancora la Costituzione Lumen gentium: “Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga (cfr Ef 5, 27), i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come l’esempio della virtù davanti a tutta la comunità degli eletti” (n. 65). La santità è perfezione della carità, di quell’amore a Dio e al prossimo che è l’oggetto del più grande comandamento di Gesù (cfr Mt 22, 38), ed è anche il più grande dono dello Spirito Santo (cfr 1 Cor 13, 13). Così, nei suoi Cantici, san Luigi Maria presenta successivamente ai fedeli l’eccellenza della carità (Cantico 5), la luce della fede (Cantico 6) e la saldezza della speranza (Cantico 7).
Nella spiritualità monfortana, il dinamismo della carità viene specialmente espresso attraverso il simbolo della schiavitù d’amore a Gesù sull’esempio e con l’aiuto materno di Maria. Si tratta della piena comunione alla kénosis di Cristo; comunione vissuta con Maria, intimamente presente ai misteri della vita del Figlio. “Non c’è nulla fra i cristiani che faccia appartenere in modo più assoluto a Gesù Cristo e alla sua Santa Madre quanto la schiavitù della volontà, secondo l’esempio di Gesù Cristo stesso, che prese la condizione di schiavo per nostro amore – formam servi accipiens -, e della Santa Vergine, che si disse serva e schiava del Signore. L’apostolo si onora del titolo di servus Christi. Più volte, nella Sacra Scrittura, i cristiani sono chiamati servi Christi” (Trattato della vera devozione, 72). Infatti, il Figlio di Dio, venuto al mondo in obbedienza al Padre nell’Incarnazione (cfr Eb 10, 7), si è poi umiliato facendosi obbediente fino alla morte ed alla morte di Croce (cfr Fil 2, 7-8). Maria ha corrisposto alla volontà di Dio con il dono totale di se stessa, corpo e anima, per sempre, dall’Annunciazione alla Croce, e dalla Croce all’Assunzione. Certamente tra l’obbedienza di Cristo e l’obbedienza di Maria vi è un’asimmetria determinata dalla differenza ontologica tra la Persona divina del Figlio e la persona umana di Maria, da cui consegue anche l’esclusività dell’efficacia salvifica fontale dell’obbedienza di Cristo, dalla quale la sua stessa Madre ha ricevuto la grazia di poter obbedire in modo totale a Dio e così collaborare con la missione del suo Figlio.
La schiavitù d’amore va, quindi, interpretata alla luce del mirabile scambio tra Dio e l’umanità nel mistero del Verbo incarnato. E’ un vero scambio d’amore tra Dio e la sua creatura nella reciprocità del dono totale di sé. “Lo spirito di questa devozione… è di rendere l’anima interiormente dipendente e schiava della Santissima Vergine e di Gesù per mezzo di Lei” (Segreto di Maria, 44). Paradossalmente, questo “vincolo di carità”, questa “schiavitù d’amore”, rende l’uomo pienamente libero, con la vera libertà dei figli di Dio (cfr Trattato della vera devozione, 169). Si tratta di consegnarsi totalmente a Gesù, rispondendo all’Amore con cui Egli ci ha amato per primo. Chiunque vive in tale amore può dire come san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20).
La ‘peregrinazione della fede’
7. Ho scritto nella Novo millennio ineunte che “a Gesù non si arriva davvero che per la via della fede” (n. 19). Proprio questa fu la via seguita da Maria durante tutta la sua vita terrena, ed è la via della Chiesa pellegrinante fino alla fine dei tempi. Il Concilio Vaticano II ha molto insistito sulla fede di Maria, misteriosamente condivisa dalla Chiesa, mettendo in luce l’itinerario della Madonna dal momento dell’Annunciazione fino al momento della Passione redentrice (cfr Cost. Lumen gentium, 57 e 67; Lett. enc. Redemptoris Mater, 25-27).
Negli scritti di san Luigi Maria troviamo lo stesso accento sulla fede vissuta dalla Madre di Gesù in un cammino che va dall’Incarnazione alla Croce, una fede nella quale Maria è modello e tipo della Chiesa. San Luigi Maria lo esprime con ricchezza di sfumature quando espone al suo lettore gli “effetti meravigliosi” della perfetta devozione mariana: “Più dunque ti guadagnerai la benevolenza di questa augusta Principessa e Vergine fedele, più la tua condotta di vita sarà ispirata dalla pura fede. Una fede pura, per cui non ti preoccuperai affatto di quanto è sensibile e straordinario. Una fede viva e animata dalla carità, che ti farà agire solo per il motivo del puro amore. Una fede ferma e incrollabile come roccia, che ti farà rimanere fermo e costante in mezzo ad uragani e burrasche. Una fede operosa e penetrante che, come misteriosa polivalente chiave, ti farà entrare in tutti i misteri di Gesù Cristo, nei fini ultimi dell’uomo e nel cuore di Dio stesso. Una fede coraggiosa, che ti farà intraprendere e condurre a termine senza esitazioni cose grandi per Dio e per la salvezza delle anime. Una fede, infine, che sarà tua fiaccola ardente, tua vita divina, tuo tesoro nascosto della divina Sapienza e tua arma onnipotente, con la quale rischiarerai quanti stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, infiammerai quelli che sono tiepidi ed hanno bisogno dell’oro infuocato della carità, ridarai vita a coloro che sono morti a causa del peccato, commuoverai e sconvolgerai con le tue soavi e forti parole i cuori di pietra e i cedri del Libano e, infine, resisterai al demonio e a tutti i nemici della salvezza” (Trattato della vera devozione, 214).
Come san Giovanni della Croce, san Luigi Maria insiste soprattutto sulla purezza della fede e sulla sua essenziale e spesso dolorosa oscurità (cfr Segreto di Maria, 51-52). E’ la fede contemplativa che, rinunciando alle cose sensibili o straordinarie, penetra nelle misteriose profondità di Cristo. Così, nella sua preghiera, san Luigi Maria si rivolge alla Madre del Signore dicendo: “Non ti chiedo visioni o rivelazioni, né gusti o delizie anche soltanto spirituali… Quaggiù io non voglio per mia porzione se non quello che tu hai avuto, cioè: credere con fede pura senza nulla gustare o vedere” (ibid., 69). La Croce è il momento culminante della fede di Maria, come scrivevo nell’Enciclica Redemptoris Mater: “Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione… E’ questa forse la più profonda kénosis della fede nella storia dell’umanità” (n. 18).
Segno di sicura speranza
8. Lo Spirito Santo invita Maria a “riprodursi” nei suoi eletti, estendendo in essi le radici della sua “fede invincibile”, ma anche della sua “ferma speranza” (cfr Trattato della vera devozione, 34). Lo ha ricordato il Concilio Vaticano II: “La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, cosi sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in marcia, fino a quando non verrà il giorno del Signore” (Cost. Lumen gentium, 68). Questa dimensione escatologica è contemplata da san Luigi Maria specialmente quando parla dei “santi degli ultimi tempi”, formati dalla Santa Vergine per portare nella Chiesa la vittoria di Cristo sulle forze del male (cfr Trattato della vera devozione, 49-59). Non si tratta in alcun modo di una forma di “millenarismo”, ma del senso profondo dell’indole escatologica della Chiesa, legata all’unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo. La Chiesa attende la venuta gloriosa di Gesù alla fine dei tempi. Come Maria e con Maria, i santi sono nella Chiesa e per la Chiesa, per far risplendere la sua santità, per estendere fino ai confini del mondo e fino alla fine dei tempi l’opera di Cristo, unico Salvatore.
Nell’antifona Salve Regina, la Chiesa chiama la Madre di Dio “Speranza nostra”. La stessa espressione è usata da san Luigi Maria a partire da un testo di san Giovanni Damasceno, che applica a Maria il simbolo biblico dell’àncora (cfr Hom. Iª in Dorm. B. V. M., 14: PG 96, 719): “Noi leghiamo le anime a te, nostra speranza, come ad un’àncora ferma. A lei maggiormente si sono attaccati i santi che si sono salvati e hanno attaccato gli altri, perché perseverassero nella virtù. Beati dunque, e mille volte beati i cristiani che oggi si tengono stretti a lei fedelmente e totalmente come ad un’àncora salda” (Trattato della vera devozione, 175). Attraverso la devozione a Maria, Gesù stesso “allarga il cuore con una santa fiducia in Dio, facendolo guardare come Padre e ispirando un amore tenero e filiale” (ibid., 169).
Insieme alla Santa Vergine, con lo stesso cuore di madre, la Chiesa prega, spera e intercede per la salvezza di tutti gli uomini. Sono le ultime parole della Costituzione Lumen gentium: “Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione di tutti i santi interceda presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità” (n. 69).
Facendo nuovamente mio questo auspicio, che insieme con gli altri Padri Conciliari espressi quasi quarant’anni or sono, invio all’intera Famiglia monfortana una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 8 dicembre 2003, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
IOANNES PAULUS II