Misteri del dolore con San Josemaria Escrivà

Misteri della luce con San Josemaria Escrivà
13 Settembre 2016
Misteri della gloria con San Josemaria Escrivà
13 Settembre 2016

Misteri del dolore con San Josemaria Escrivà

1° Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”.
E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”.
E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: “Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina”.
Mt 26, 36-46

Pregate per non cadere in tentazione. Pietro, invece , si addormenta. E anche gli altri apostoli. E ti sei addormentato anche tu, bambino amico, e io pure sono stato dormiglione come Pietro.
Gesù, solo e triste, soffre e gocce del suo sangue bagnano la terra. In ginocchio sul duro suolo, egli persevera in preghiera Piange per te e per me: il peso dei peccati degli uomini lo schiaccia.
Pater, si vis, transfer calicem istum a me. Padre, se vuoi, allontana da me questo calice… Però non si faccia la mia volontà, sed tua fiat , ma la tua (Lc 22, 42).
Un Angelo dal Cielo lo conforta. Gesù è in agonia. Continua a pregare prolixius, più intensamente Si avvicina a noi, che dormiamo: Alzatevi, pregate ci ripete per non cadere in tentazione (Lc 22, 46).
Giuda, il traditore: un bacio. La spada di Pietro brilla nella notte. Gesù parla: Siete venuti a prendermi come fossi un ladro (Mc 14, 48).
Sì, siamo vili: lo seguiamo da lontano; ma svegli e pregando. Preghiera preghiera…
Santo Rosario, 6

Gesù prega nell’orto: Pater mi (Mt 26, 39), Abba, Pater! (Mc 14, 36) . Dio è mio Padre, anche se mi manda sofferenze. Mi ama con tenerezza, anche se mi ferisce. Gesù soffre, per compiere la Volontà del Padre… E lo, che a mia volta voglio compiere la santissima Volontà di Dio, seguendo le orme del Maestro, potrò lamentarmi se trovo la sofferenza come compagna di strada?
Sarà un segno certo della mia filiazione, perché Egli mi tratta come il suo divino Figlio. E, da allora, come Lui, potrò gemere e piangere solo nel mio Getsemani, ma. prostrato a terra, riconoscendo il mio nulla, salirà fino al Signore un grido sgorgato dall’intimo della mia anima: Pater mi, Abba, Pater,… fiat!
Via Crucis, 1ª stazione, punto 1

La preghiera, lo sappiamo bene, è un parlare con Dio. Qualcuno forse domanderà: parlare di che? Di che vogliamo parlare se non delle cose di Dio e di quelle che riempiono la nostra giornata? Parleremo della nascita di Gesù, della sua vita in questo mondo, del suo nascondimento e della sua predicazione, dei suoi miracoli, della sua Passione redentrice, della sua Croce e della sua Risurrezione. E alla presenza di Dio Uno e Trino, invocando la mediazione di Maria Santissima e l’intercessione di san Giuseppe nostro Padre e Signore — per il quale nutro tanto amore e tanta venerazione — parleremo del nostro lavoro quotidiano, della famiglia, delle amicizie, dei grandi progetti e delle cose piccole e forse anche meschine.
Il tema della mia orazione è la mia stessa vita: tale è il mio modo di pregare. Considerando la mia situazione concreta, sorge naturale il proposito, preciso e risoluto, di cambiare, di migliorare, di essere più docile all’amore di Dio. Un proposito sincero, concreto. Né può mancare la supplica insistente e al tempo stesso fiduciosa allo Spirito Santo, perché non ci abbandoni, perché Tu sei il Dio della mia difesa. (Ps 42,2)
Siamo dei comuni cristiani; lavoriamo in svariate professioni; tutta la nostra attività scorre lungo binari ordinari; tutto si svolge secondo un ritmo abituale, senza sorprese. I giorni sembrano tutti uguali tra di loro, perfino monotoni… Ebbene, questo schema di vita, in apparenza così consueto, ha un valore divino; è qualcosa che riguarda Dio stesso, perché Cristo vuole incarnarsi nelle nostre occupazioni e animare dal di dentro anche le azioni più umili.
Questo concetto è una verità soprannaturale precisa, sicura; non è una considerazione per consolare, per confortare quanti tra noi non riusciranno a iscrivere il proprio nome nel libro d’oro della storia. Cristo stesso è interessato a quel lavoro che dobbiamo portare a termine — mille e una volta — nell’esercizio della nostra professione manuale o intellettuale, in ufficio, in fabbrica, in laboratorio, a scuola, nei campi: è interessato anche al sacrificio nascosto che si offre per non riversare sugli altri l’amarezza del proprio malumore.
Tornate su questi argomenti nella vostra orazione, prendete spunto proprio da essi per dire a Gesù che lo adorate, e vi ritroverete contemplativi in mezzo al mondo, nel rumore della strada: ovunque. È questa la prima lezione nella scuola in cui si impara a trattare Gesù. In questa scuola Maria è la migliore maestra, perché conservò sempre un atteggiamento di fede, di visione soprannaturale, dinanzi a tutto ciò che accadeva nella sua vita: Custodiva tutte queste cose nel suo cuore e le meditava. (Lc 2, 51)
Supplichiamo in questo giorno la Madonna perché ci faccia contemplativi, perché ci insegni a comprendere gli appelli costanti che il Signore rivolge alla porta del nostro cuore. Preghiamola: Madre nostra, tu hai portato sulla terra Gesù che ci rivela l’amore di Dio nostro Padre; aiutaci a incontrarlo e a riconoscerlo in mezzo agli affanni di ogni giorno; muovi la nostra intelligenza e la nostra volontà perché sappiamo ascoltare la voce di Dio e seguire l’impulso della grazia.
E’ Gesù che passa, 174

 

2° Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos’è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.
Gv 18, 36-40 e 19, 1

Parla Pilato: E’ vostra consuetudine che vi rilasci un prigioniero per la Pasqua. Chi volete che vi liberi, Barabba – ladro, arrestato con altri per omicidio – o Gesù? (Mt 27, 17). – A morte costui e liberaci Barabba, grida il popolo istigato dai suoi capi(Lc 23, 18). Parla ancora Pilato: Allora che devo fare di Gesù, chiamato il Cristo?(Mt 27, 22).- Crucifige eum! Crocifiggilo! (Lc 23, 21). Pilato, per la terza volta, interviene: Ma che male ha fatto? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte(Lc 23, 22). Il clamore della moltitudine aumenta: Crocifiggilo, crocifiggilo! (Mc 15, 14).
E Pilato, volendo compiacere la folla, libera Barabba e ordina di flagellare Gesù. Legato alla colonna, pieno di piaghe.
Risuonano i colpi dei flagelli sulla sua carne lacerata, sulla sua carne senza macchia che soffre per la tua carne peccatrice. – E ancora colpi. Cresce il furore. Ancora … La crudeltà umana è al colmo. Finalmente, esausti, slegano Gesù. – E il corpo di Cristo soccombe al dolore e cade a terra come un verme, fiaccato e mezzo morto. Tu e io non possiamo parlare. – Non occorrono parole. – Guardalo, guardalo a lungo.
E poi avrai ancora paura dell’espiazione?
Il Santo Rosario, 2º mistero doloroso

Gesù ha dato se stesso, offrendosi in olocausto per amore. E tu, discepolo di Cristo; tu, figlio prediletto di Dio; tu, che sei stato riscattato al prezzo della Croce; anche tu devi essere disposto a rinunciare a te stesso. Pertanto, in qualunque circostanza concreta ci veniamo a trovare, né tu né io possiamo comportarci da egoisti, da imborghesiti, da pigri, da dissipati… — perdona la chiarezza — da stolti! “Se ambisci alla stima degli uomini, se brami deferenza e apprezzamenti, e non cerchi altro che una vita piacevole, sei fuori strada… Nella città dei santi è consentito entrare, riposare e regnare col Re per l’eternità dei secoli, soltanto a chi ha percorso la via difficile, angusta e stretta delle tribolazioni” (Pseudo Macario, Homiliae 12, 5).
È necessario che ti decida a prendere la croce sulle spalle. Altrimenti dirai a parole di imitare Cristo, ma sarai smentito dai fatti; così non entrerai nell’intimità del Maestro, e non lo amerai davvero. È urgente per noi cristiani convincerci bene di questa verità: non camminiamo accanto al Signore se non sappiamo privarci spontaneamente di tante cose richieste dal capriccio, dalla vanità, dalla comodità, dall’interesse… Neppure una giornata deve trascorrere senza il condimento della grazia e del sale della mortificazione. E devi respingere l’idea che tutto ciò rende infelice. Meschina felicità sarà la tua se non impari a vincere te stesso, se ti lasci schiacciare e dominare dalle tue passioni e dalle tue velleità, invece di prendere con coraggio la tua croce.
Amici di Dio, 129

Che importa inciampare, se nel dolore della caduta ritroviamo l’energia che ci raddrizza di nuovo e ci spinge a proseguire con slancio rinnovato? Non dimenticate che santo non è chi non cade, ma chi si rialza sempre, con umiltà, con santa ostinazione. Se nel libro dei Proverbi si legge che il giusto cade sette volte al giorno (Cfr Pro 24, 16), tu e io — povere creature come siamo — non dobbiamo né meravigliarci né scoraggiarci di fronte alle nostre miserie personali, ai nostri inciampi, perché potremo sempre proseguire se cerchiamo la forza in Colui che ci ha promesso: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò (Mt 11, 28). Grazie, Signore, quia tu es, Deus, fortitudo mea (Sal 42, 2), perché sei sempre stato Tu, e soltanto Tu, Dio mio, la mia fortezza, il mio rifugio, il mio sostegno.
Se davvero vuoi progredire nella vita interiore, sii umile. Ricorri con costanza, con fiducia, all’aiuto del Signore e della sua Madre benedetta, che è anche tua Madre. Con serenità, tranquillamente, per quanto possa farti male la ferita ancora non rimarginata del tuo ultimo scivolone, abbraccia di nuovo la croce e ripeti: «Signore, con il tuo aiuto, lotterò per non fermarmi, risponderò fedelmente ai tuoi inviti, senza paura dei ripidi pendii, né dell’apparente monotonia del lavoro abituale, né dei cardi e dei rovi del sentiero. Sono certo che la tua misericordia mi assiste, e che al termine del cammino troverò la felicità eterna, la gioia e l’amore per l’infinità dei secoli».
Amici di Dio, 131

 

3° Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi.
Gv 19, 1-3

L’ansia di soffrire del nostro Re è appagata! Portano il mio Signore nel cortile del pretorio, e lì convocano tutta la coorte (Mc 15, 16). La soldataglia brutale ha denudato il suo corpo purissimo. Con uno straccio di porpora, vecchio e sudicio, ricoprono Gesù. Nella sua mano destra, per scettro, una canna… La corona di spine, confitta con violenza, ne fa un Re di burla Ave Rex Iudaeorum! – Salve, Re dei giudei! (Mc 15, 18). Lo percuotono ferendolo al capo. E lo schiaffeggiano e gli sputano addosso.
Incoronato di spine e vestito con cenci di porpora, Gesù viene mostrato al popolo:Ecce homo! – Ecco l’uomo. E di nuovo i pontefici e le guardie gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo! (Gv 19, 5-6).
Tu e io, non siamo forse tornati a incoronarlo di spine, a schiaffeggiarlo, a coprirlo di sputi?
Mai più, Gesù, mai più… E un proposito fermo e concreto pone fine a queste dieci Ave Maria.
Il Santo Rosario, 3º mistero doloroso

Il Signore si è avvicinato tanto alle creature, che tutti conserviamo in cuore aneliti di altezza, ansia di salire in alto, di fare il bene. Se ora ridesto in te tali aspirazioni, è perché voglio che ti convinca della sicurezza che Egli ha posto nella tua anima: se lo lasci operare, servirai — dal tuo posto — come strumento utile, dall’efficacia insospettata. E affinché tu non ti allontani, per viltà, dalla fiducia che Dio ripone in te, evita la presunzione di disprezzare ingenuamente le difficoltà che appariranno sul tuo cammino di cristiano.
Non dobbiamo stupircene. Trasciniamo in noi stessi — conseguenza della natura caduta — un principio di opposizione, di resistenza alla grazia: sono le ferite del peccato originale, esacerbate dai nostri peccati personali. Pertanto, dobbiamo intraprendere quelle ascensioni, quei compiti divini e umani di ogni giorno — che sempre sfociano nell’Amore di Dio —, con umiltà, con cuore contrito, fiduciosi nell’assistenza divina, e tuttavia dedicando ad essi le nostre migliori energie, come se tutto dipendesse da noi.
Mentre lotti — una lotta che durerà fino alla morte —, non escludere la possibilità che insorgano, violenti, i nemici di dentro e di fuori. E, come se questo peso non bastasse, a volte faranno ressa nella tua mente gli errori commessi, forse abbondanti. Te lo dico in nome di Dio: non disperare. Se ciò avviene — non deve succedere necessariamente, né sarà cosa abituale —, trasforma la prova in un’occasione per unirti maggiormente al Signore, perché Lui, che ti ha scelto come figlio, non ti abbandonerà. Permette la prova, per spingerti ad amare di più e farti scoprire con maggiore chiarezza la sua continua protezione, il suo Amore.
Ti ripeto, fatti coraggio, perché Cristo, che ci ha perdonato sulla Croce, continua a offrire il suo perdono nel sacramento della Penitenza, e sempre, per giungere alla vittoria abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Gv 2, 1-2).
Avanti, qualunque cosa succeda! Ben protetto dal braccio del Signore, considera che Dio non perde battaglie. Se ti allontani da Lui, quale ne sia il motivo, reagisci con l’umiltà di chi vuole cominciare e ricominciare; di chi vuoi fare da figlio prodigo tutti i giorni e anche molte volte nel corso delle ventiquattro ore; di chi vuole risanare il suo cuore contrito nella Confessione, vero miracolo dell’Amor di Dio. In questo sacramento meraviglioso, il Signore pulisce la tua anima e ti inonda di gioia e di forza per non venir meno nella lotta, e per ritornare instancabilmente a Dio anche quando tutto ti sembra oscuro. Inoltre, la Madre di Dio, che è anche Madre nostra, ti protegge con la sua materna sollecitudine, e ti guida nel tuo avanzare.
Amici di Dio, 214

Non hai contrariato, qualche volta, in qualcosa, i tuoi gusti, i tuoi capricci? Bada che Chi te lo chiede è inchiodato su una Croce – a soffrire in tutti i suoi sensi e le sue facoltà -, e una corona di spine copre il suo capo… per te.
Solco, 989

È il momento di ricorrere alla Madonna, tua Madre celeste, perché ti accolga fra le sue braccia e ti ottenga da suo Figlio uno sguardo di misericordia. E cerca subito di formulare propositi concreti: taglia finalmente, anche se fa male, quell’ostacolo piccolo che Dio e tu ben conoscete. La superbia, la sensualità, la mancanza di senso soprannaturale, faranno combutta per sussurrarti: «Proprio quello? Ma se è una sciocchezza, una cosa di poco conto!». Tu rispondi, senza dialogare con la tentazione: «Mi piegherò obbedendo anche a questa richiesta divina». Non te ne mancheranno i motivi: l’amore si dimostra in modo particolare nelle piccole cose. Normalmente, i sacrifici che il Signore ci chiede, i più impegnativi, sono piccoli, ma continui e preziosi come il battito del cuore.
Quante madri hai tu conosciuto che siano state protagoniste di un episodio eroico, straordinario? Poche, pochissime. Eppure, di madri eroiche, veramente eroiche, che non figurano in nessuna cronaca spettacolare, che non faranno mai notizia — come si dice —, tu e io ne conosciamo molte: vivono in continua abnegazione, sacrificando con gioia i loro gusti e le loro inclinazioni, il loro tempo, le loro possibilità di affermazione o di successo, per tappezzare di felicità i giorni dei loro figli.
Amici di Dio, 134

Contempla e vivi la Passione di Cristo, con Lui: offri — con frequenza quotidiana — la tua schiena quando lo flagellano; porgi il tuo capo alla corona di spine.
— Nella mia terra dicono: “Amore con amor si paga”.
Forgia, 442

 

4° Se liberi costui (Gesù), non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litostroto, in ebraico Gabbatà.
Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: < Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota.
Gv 19, 12-17

Caricato della Croce, Gesù cammina verso il Calvario, luogo che in ebraico si chiama Golgota (Gv 19, 17). – E prendono un certo Simone, nativo di Cirene, che ritorna dai campi, e gli caricano addosso la Croce perché la porti dietro a Gesù (Lc 23, 26).
Si è adempiuta la parola di Isaia (53, 12): Cum sceleratis reputatus est, fu annoverato fra i malfattori; infatti altri due furono condotti a morire con Lui, due ladri (Lc 23, 32).
Se qualcuno mi vuole seguire… Bambino amico: siamo tristi vivendo la Passione di Gesù Nostro Signore. – Guarda con quanto amore abbraccia la Croce. – Impara da Lui. – Gesù porta la Croce per te: tu portala per Gesù. Però, non trascinare la Croce … Portala ben dritta, perché la tua Croce, portata così, non sarà una croce qualsiasi: sarà … la Santa Croce.
Non rassegnarti alla Croce. Rassegnazione è parola poco generosa. Ama la Croce. Quando l’amerai davvero, la tua Croce sarà … una Croce senza Croce. E certamente, come Lui, incontrerai Maria sul tuo cammino.
Il Santo Rosario, 4º mistero doloroso

Sacrificio, sacrificio! È vero che seguire Gesù l’ha detto Lui vuol dire portare la Croce. Ma non mi piace sentire le anime che amano il Signore parlar tanto di croci e di rinunce: perché quando c’è Amore, il sacrificio è gradito anche se costa – e la croce è la Santa Croce.
– L’anima che sa amare e darsi così, si riempie di gioia e di pace. Allora, perché insistere sul «sacrificio», come per cercare consolazione, se la Croce di Cristo – che è la tua vita – ti rende felice?
Solco, 249

Gesù è estenuato. Il suo passo si fa sempre più lento, e la soldataglia ha fretta di finire; e così, quando escono dalla città attraverso la porta Giudiziaria, precettano un uomo che ritornava dal campi, chiamato Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, e lo costringono a portare la croce di Gesù (cfr Mc 15, 21).
Nell’insieme della Passione, questo aiuto rappresenta ben poco. Ma a Gesù basta un sorriso, una parola, un gesto, un po’ di amore per riversare copiosamente la sua grazia sull’anima dell’amico. Anni dopo, i figli di Simone, ormai cristiani, saranno conosciuti e stimati tra i loro fratelli nella fede. Tutto è cominciato con un impensato incontro con la Croce. Mi feci ricercare da chi non mi interrogava, mi feci trovare da chi non mi cercava (Is 65, 1).
A volte la Croce compare senza che la cerchiamo: è Cristo che chiede di noi. E se per caso di fronte a questa Croce inattesa, e forse per questo più oscura il cuore mostrasse ripugnanza… non dargli consolazioni. E, qualora ne chieda, tu, pieno di nobile compassione, digli piano, come in confidenza: cuore, cuore in Croce! cuore in Croce!
Via Crucis, 5º stazione

Amare la Croce è sapersi creare volentieri dei fastidi per amore di Cristo, anche se costa e perché costa…: non ti manca l’esperienza che le due cose sono compatibili.
Forgia, 519

 

Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”.
Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Ciò che ho scritto, ho scritto”.
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.
E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò.
Gv 19, 17-30 Per Gesù Nazareno, Re dei giudei, è pronto il trono del trionfo. Tu e io vediamo che non si contorce quando lo inchiodano: soffrendo quanto si può soffrire, egli stende le braccia con gesto di Sacerdote Eterno.
I soldati raccolgono le santi vesti e ne fanno quattro parti. – Per non dividere la tunica, la sorteggiano tra di loro. – E così, ancora una volta, si compie la Scrittura che dice: Si divisero tra di loro i miei vestiti e sulla mia tunica hanno tirato la sorte (Gv 19, 23-24).
Ora è innalzato… – Là, vicino a suo Figlio, ai piedi della Croce, la Madonna e Maria moglie di Cleofa e Maria Maddalena. E Giovanni, il discepolo che egli amava. Ecce mater tua! Ecco tua Madre! (Gv 19, 25-27). Ci dà per Madre la Madre Sua.
Gli avevano offerto del vino mescolato con fiele, ma egli, dopo averlo assaggiato, non lo aveva bevuto (Mt 27, 34). Ma ora ha sete … di amore, di anime.
Consummatum est. Tutto è compiuto (Gv 19, 30).
Bambino sciocco, guarda: tutto questo … ha sofferto tutto questo per te … e per me. Non piangi?
Il Santo Rosario, 5º mistero doloroso

Adesso crocifiggono il Signore, e, accanto a Lui, due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Intanto Gesù dice: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34).
È stato l’Amore a portare Gesù al Calvario. E, ormai in Croce, tutti i suoi gesti e tutte le sue parole sono di amore, di amore sereno e forte.
Con gesto di Sacerdote eterno, senza padre e senza madre, senza genealogia (cfr Eb 7, 3), apre le sue braccia a tutta l’umanità.
Insieme ai colpi di Martello che inchiodano Gesù, risuonano le parole profetiche della Scrittura Santa: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano (Sal 21, 17-18).
Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho contristato? Rispondimi! (Mic 6, 3).
E noi, con l’anima affranta dal dolore, diciamo con sincerità a Gesù: sono tuo, e mi consegno a Te, e mi inchiodo alla Croce volentieri, per essere nei crocevia del mondo un’anima dedicata a Te, alla tua gloria, alla Redenzione, alla corredenzione di tutta l’umanità.
Via Crucis, 11 stazione

Devo proporvi ancora una considerazione: dobbiamo lottare senza cedimenti per operare il bene, proprio perché sappiamo che è difficile che noi uomini ci decidiamo seriamente a esercitare la giustizia, e perché siamo lontani da una convivenza umana ispirata dall’amore e non dall’odio o dall’indifferenza. Non ignoriamo neppure che, quand’anche si riuscisse a ottenere una ragionevole distribuzione dei beni e un’armonica organizzazione della società, non sparirebbe il dolore della malattia, dell’incomprensione e della solitudine, dell’esperienza dei propri limiti, della morte delle persone care.
Davanti a queste amarezze, solamente il cristiano possiede una risposta autentica, una risposta definitiva, ed è questa: Cristo crocifisso, Dio che soffre e muore, Dio che dona il suo Cuore aperto da una lancia come pegno d’amore per tutti. Nostro Signore detesta le ingiustizie, e condanna chi le commette; ma rispetta la libertà di ogni individuo e permette, pertanto, che ve ne siano. Dio nostro Signore non causa il dolore delle creature, ma lo tollera perché, dal peccato originale in poi, il dolore è parte della condizione umana. Tuttavia, il suo Cuore, pieno d’Amore per gli uomini, lo ha portato a prendere su di sé, con la Croce, tutte le pene umane: la nostra sofferenza, la nostra tristezza, la nostra angoscia, la fame e la sete di giustizia.
L’insegnamento cristiano sul dolore non propone un programma di facili consolazioni. È, in primo luogo, una dottrina di accettazione della sofferenza, la quale di fatto è inseparabile dalla vita di ogni uomo. Non vi nascondo — e lo dico con gioia, perché ho sempre predicato, e cercato di vivere, che dove c’è la Croce, c’è Cristo, c’è l’Amore — che il dolore si è affacciato frequentemente nella mia vita, e più di una volta ho avuto voglia di piangere. Altre volte ho sentito acuirsi la pena di fronte all’ingiustizia e al male. E ho assaporato l’amarezza dell’impotenza quando — nonostante i miei desideri e i miei sforzi — non riuscivo a migliorare situazioni inique.
Quando parlo del dolore, non ne parlo soltanto in teoria. E non mi limito a raccogliere le esperienze altrui quando insisto che, se talvolta di fronte alla realtà della sofferenza sentite la vostra anima vacillare, il rimedio è guardare Cristo. La scena del Calvario proclama a tutti che le tribolazioni vanno santificate vivendo uniti alla Croce.
Le nostre afflizioni, infatti, vissute cristianamente, si trasformano in riparazione e in suffragio, in partecipazione al destino e alla vita di Gesù che, volontariamente, per amore degli uomini, ha sperimentato tutta la gamma del dolore, ha conosciuto ogni sofferenza. Nacque, visse, morì in povertà; fu combattuto, insultato, diffamato, calunniato e condannato ingiustamente; conobbe il tradimento e l’abbandono dei discepoli; assaporò la solitudine e le amarezze del supplizio e della morte. Ora lo stesso Cristo continua a soffrire nelle sue membra, nell’umanità tutta che popola la terra, e della quale egli è il Capo, il Primogenito, il Redentore.
Il dolore fa parte dei piani di Dio: la realtà è questa, benché ci costi capirla. Anche per Gesù, come uomo, fu costoso sopportarla: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà. (Lc 22, 42) In questa tensione tra la ripugnanza per il supplizio e l’accettazione della volontà del Padre, Gesù va incontro alla morte serenamente, perdonando coloro che lo crocifiggono.
Questa accettazione soprannaturale del dolore è, al tempo stesso, la massima conquista. Gesù, morendo sulla Croce, ha vinto la morte: Dio suscita dalla morte la vita. Il contegno di un figlio di Dio non è quello di chi si rassegna a una tragica sventura, quanto piuttosto di chi si rallegra pregustando la vittoria. In nome dell’amore vittorioso di Cristo, noi cristiani dobbiamo percorrere tutti i cammini della terra per essere, con le parole e le opere, seminatori di pace e di gioia. Dobbiamo lottare in questa guerra di pace contro il male, l’ingiustizia, il peccato, proclamando che l’attuale condizione umana non è quella definitiva e che l’amore di Dio manifestato nel Cuore di Cristo otterrà il glorioso trionfo spirituale degli uomini.
E’ Gesù che passa, 168

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