Misteri della gioia con San Josemaria Escrivà

Riflessione Avvento “Amare”
13 Settembre 2016
Misteri della luce con San Josemaria Escrivà
13 Settembre 2016

Misteri della gioia con San Josemaria Escrivà

1° Allora Maria disse all’angelo: Come è possibile? Non conosco uomo.” Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”.
Lc 1, 34-35

Dietro di te
Non dimenticare, amico, che siamo bambini.
La Signora dal dolce nome, Maria, è raccolta in preghiera. Tu puoi essere, in quella casa, quello che preferisci: un amico, un servitore, un curioso, un vicino – Quanto a me, in questo momento non oso essere nessuno. Mi nascondo dietro di te e contemplo attonito la scena: l’Arcangelo pronuncia il suo messaggioQuomodo fiet istud , quoniam virum non cognosco? Come avverrà questo, se io non conosco uomo? (Lc 1, 34)
Alle parole di nostra Madre si affollano nella mia memoria, per contrasto, tutte le impurità degli uomini, anche le mie.
Come detesto, allora, queste basse miserie della terra! Quanti propositi!
Fiat mihi secundum verbum tuum. Si faccia di me secondo la tua parola (Lc 1, 38). Nell’incanto di queste parole verginali, il Verbo si è fatto carne.
Sta per terminare la prima decina Ho ancora il tempo per dire al mio Dio, prima di ogni altro mortale: Gesù, ti amo.
Il Santo Rosario, 1

Come si comporterebbe nostra Madre?
Maria, nostra Madre, è un modello di corrispondenza alla grazia; se noi contempliamo la sua vita, riceveremo dal Signore la luce necessaria per divinizzare la nostra esistenza quotidiana. Noi cristiani pensiamo molte volte alla Madonna nel corso dell’anno, quando celebriamo le festività mariane, e anche in diversi momenti di ogni giornata. Se approfittiamo di queste occasioni cercando di figurarci come si comporterebbe nostra Madre nei compiti che dobbiamo svolgere, un poco alla volta finiremo per imparare: e finiremo per assomigliarle, come i figli assomigliano alla madre.
E’ Gesù che passa, 173

L’obbedienza a Dio non è servilismo
Seguendo il suo esempio nell’obbedire al Signore, cerchiamo ora di capire l’insegnamento che ci viene dalla delicata combinazione di sottomissione e autorità che osserviamo in Maria. In Lei non c’è ombra del contegno delle vergini stolte, che obbediscono, ma senza criterio. La Madonna ascolta con attenzione quello che il Signore le chiede, riflette su quanto non comprende, domanda quello che non sa. Poi, si dà totalmente al compimento della volontà divina: Ecco la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. Non è meraviglioso? Maria Santissima, maestra di tutto il nostro agire, ci insegna così che l’obbedienza a Dio non è servilismo, non soggioga la coscienza: ci muove nel nostro intimo a scoprire la libertà dei figli di Dio.
E’ Gesù che passa, 173

Realizzò in ogni istante la sua decisione
i tratta di imitare innanzitutto il suo amore. La carità non si ferma ai buoni sentimenti: deve essere nelle parole, ma soprattutto nelle opere. La Vergine non si limitò a dire fiat, ma realizzò in ogni istante la sua decisione, stabile e irrevocabile. Così noi: quando ci muove l’amore di Dio e conosciamo la sua volontà, dobbiamo impegnarci a essere fedeli, leali, e a esserlo veramente. Perché non chiunque mi dice: « Signore, Signore! », entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
E’ Gesù che passa, 173

I cinque sensi
Come innamora la scena dell’Annunciazione! Maria quante volte l’abbiamo meditato! è raccolta in orazione… applica i suoi cinque sensi e tutte le sue facoltà al colloquio con Dio. Nell’orazione conosce la Volontà divina; e con l’orazione la rende vita della sua vita: non dimenticare l’esempio della Vergine!
Solco, 481

La migliore libertà
Pensate invece al momento sublime in cui l’arcangelo Gabriele annuncia a Maria il disegno dell’Altissimo. La Madonna ascolta, fa una domanda per capire meglio che cosa il Signore le chiede; poi, la risposta sicura: fiat! (Lc 1, 38) — avvenga di me quello che hai detto —, frutto della migliore libertà: quella di scegliere Dio.
Amici di Dio, 25

 

2° In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città i Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
“Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.
Lc. 1, 39-45

Mio piccolo amico, ormai sai cavartela da solo. Accompagna con gioia Giuseppe e Maria Santissima e ascolterai le tradizioni della casa di Davide.
Sentirai parlare di Elisabetta e di Zaccaria, t’intenerirai per l’amore purissimo di Giuseppe; e il tuo cuore batterà forte ogni volta che verrà nominato il bambino che nascerà a Betlemme
Camminiamo in fretta verso le montagne, fino a un villaggio della tribù di Giuda (Lc 1, 39)
Siamo giunti. E’ la casa in cui deve nascere Giovanni, il Battista. Elisabetta, riconoscente, rende lode alla Madre del suo Redentore: Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno! E donde a me tanto bene, che la Madre del mio Signore venga a visitarmi? (Lc 1, 42-43).
Il Battista sussulta nel seno di sua madre (Lc 1, 41). L’umiltà di Maria trabocca nelMagnificat – E tu e io, che siamo anzi, eravamo dei superbi promettiamo di essere umili.
Il Santo Rosario, 2

Te beata perché hai creduto, dice Elisabetta a nostra Madre. L’unione con Dio, la vita soprannaturale, comporta sempre la pratica attraente delle virtù umane: Maria porta la gioia nella casa di sua cugina, perché «porta» Cristo.
Solco, 566

Volgi i tuoi occhi alla Vergine e contempla come vive la virtù della lealtà. Quando Elisabetta ha bisogno di Lei, il Vangelo dice che accorre cum festinatione, con gioiosa sollecitudine. Impara!
Solco, 371

La pace di saperci amati da Dio nostro Padre, di essere una sola cosa con Cristo, protetti dalla Vergine Maria Santissima e da san Giuseppe.
Questa è la grande luce che illumina la nostra vita e che, pur tra difficoltà e miserie personali, ci spinge ad andare avanti con perseveranza. Ogni focolare cristiano deve essere un’oasi di serenità in cui, al di sopra delle piccole contrarietà quotidiane, si avverte — come frutto di una fede reale e vissuta — un affetto intenso e sincero, una pace profonda.
E’ Gesù che passa, 22

 

3° VANGELO DI SAN LUCA:
“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.
Lc. 2, 1-7

E’ stato promulgato un editto di Cesare Augusto, che ordina il censimento di tutto l’impero. Perciò ognuno deve andare al paese d’origine della sua stirpe. Giuseppe, che è della casa e della famiglia di David, va con la Vergine Maria da Nazaret alla città chiamata Betlemme, nella Giudea (Lc 2, 1-5).

E a Betlemme nasce il nostro Dio: Gesù Cristo! – Non c’è posto nella locanda: nasce in una stalla. E sua Madre lo avvolge in fasce e lo adagia nella mangiatoia (Lc 2, 7).
Freddo. Povertà. Io mi metto al servizio di Giuseppe. Com’è buono Giuseppe! Mi tratta come un figlio. E mi perdona se prendo in braccio il Bambino e rimango per ore a dirgli cose dolci e ardenti!
E lo bacio bacialo anche tu e lo cullo, e canto per lui, e lo chiamo Re, Amore, mio Dio, mio Unico, mio Tutto! Com’è bello il Bambino e com’è corta la decina!
Santo Rosario, 3

Ritornano alla nostra mente i fatti e le circostanze che fanno da cornice alla nascita del Figlio di Dio, e il nostro sguardo si sofferma sulla grotta di Betlemme e sul focolare di Nazaret. Maria, Giuseppe, Gesù Bambino sono ora più che mai al centro del nostro cuore. Che cosa ci dice, che cosa ci insegna la vita semplice e meravigliosa della Sacra Famiglia?
Fra tante possibili considerazioni, ora voglio farne soprattutto una. La nascita di Gesù significa, come riferisce la Scrittura, la realizzazione della pienezza dei tempi, il momento scelto da Dio per manifestare in maniera completa il suo amore agli uomini, donandoci il proprio Figlio. La volontà divina si compie in mezzo alle circostanze più normali e comuni: una donna che partorisce, una famiglia, una casa. L’onnipotenza divina, lo splendore di Dio, passano attraverso l’umano, si uniscono all’umano. Da allora noi cristiani sappiamo che, con la grazia del Signore, possiamo e dobbiamo santificare tutte le realtà oneste della nostra vita. Non c’è situazione terrena, per quanto piccola e ordinaria possa sembrare, che non possa essere occasione di un incontro con Cristo e una tappa del nostro cammino verso il Regno dei Cieli.
E’ Gesù che passa, 22

Vedete quant’è necessario conoscere Gesù e studiare con amore la sua vita? Molte volte ho cercato nella Scrittura una sintesi biografica di Gesù, una definizione della sua attività terrena. L’ho trovata, coniata dallo Spirito Santo, in due parole: Pertransiit benefaciendo. Giorno per giorno, tutta la vita di Gesù sulla terra, dalla nascita alla morte, non è che questo: Pertransiit benefaciendo, riempì tutto di bene. In un altro punto la Scrittura dice ancora di Lui: Bene omnia fecit, fece bene ogni cosa, portò tutto a termine e non operò altro che il bene.
E’ Gesù che passa, 16

 

4° “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore”.
Lc. 2, 22-24

Compiuto il tempo della purificazione della Madre, secondo la legge di Mosè, bisogna andare col Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore (Lc 2, 22).
E questa volta sarai tu, piccolo amico, a portare la gabbia delle tortore. Vedi? Lei l’Immacolata!- si sottomette alla Legge come se fosse impura.
Bambino mio, imparerai anche tu da questo esempio a non essere sciocco e a compiere la Santa Legge di Dio nonostante tutti i sacrifici che richiede?
Purificarsi! Noi due sì che abbiamo bisogno di purificazione! Espiare, per trovare aldilà dell’espiazione, l’Amore. Un amore che cauterizzi, che bruci le scorie della nostra anima, che sia fuoco che accende di fiamma divina la miseria del nostro cuore.
Un uomo giusto e timorato di Dio, che mosso dallo Spirito Santo è venuto al tempio – gli era stato rivelato che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo – prende fra le braccia il Messia e dice: Ora, o Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto il Salvatore(Lc 2, 25-30).
Santo Rosario, 4

La fede cattolica ha saputo riconoscere in Maria un segno privilegiato dell’amor di Dio: Dio ci chiama fin da ora suoi amici; la sua grazia opera in noi, ci rigenera dal peccato, ci dà la forza affinché, pur nella debolezza di chi è sempre polvere miserabile, possiamo riflettere in qualche modo il volto di Cristo. Non siamo dei naufraghi cui Dio ha promesso la salvezza: la salvezza opera già in noi. Di fronte a Dio non siamo come ciechi che aspirano alla luce e tuttavia gemono fra le angustie dell’oscurità: siamo figli che sanno di essere amati dal loro Padre.
E’ Gesù che passa, 142

Ma l’esperienza del peccato non ci deve far dubitare della nostra missione. Certamente, i nostri peccati possono rendere difficile agli altri riconoscere Cristo in noi; dobbiamo quindi affrontare coraggiosamente le nostre miserie personali, cercare di purificarci, sapendo che Dio non ci ha promesso la vittoria assoluta sul male in questa vita, ma ci chiede lotta. Sufficit tibi gratia mea (2 Cor, 12,9), ti basta la mia grazia, rispose Dio a Paolo che gli chiedeva di essere liberato dalla prova che lo umiliava.
E’ Gesù che passa, 114

Maria, Madre nostra, auxilium christianorum, refugium peccatorum, intercedi presso tuo Figlio affinché ci invii lo Spirito Santo. Egli risveglierà nel nostro cuore la decisione di camminare con passo fermo e sicuro, e ci farà sentire nell’intimo dell’anima quell’invito che riempì di pace il martirio di uno dei primi cristiani: Veni ad Patrem, vieni, torna dal Padre, Egli ti aspetta.
E’ Gesù che passa, 66

La vocazione cristiana è vocazione di sacrificio, di penitenza, di espiazione. Dobbiamo riparare per i nostri peccati — Dio sa quante volte abbiamo distolto lo sguardo da Lui per non vederlo! — e per tutti i peccati degli uomini. Dobbiamo ricalcare da presso le orme di Cristo: Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, l’abnegazione di Cristo, il suo annientamento sulla Croce,perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo (2 Cor 4, 10). Il nostro è un cammino di immolazione che conduce a trovare, nella rinuncia, il gaudium cum pace, la gioia e la pace.
E’ Gesù che passa, 9

5° I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole.
Lc 2, 41-50

Dov’è Gesù? Maria, il Bambino dov’è? La Madonna piange. Anche noi due abbiamo corso inutilmente da un gruppo all’altro, di carovana in carovana: nessuno l’ha visto. Giuseppe, dopo aver fatto vani sforzi per non piangere, piange anche lui… E tu… E io.
Io, che sono un monello rozzo, piango senza ritegno e grido al cielo e alla terra per tutte le volte che l’ho perso per colpa mia e non gridai.
Gesù, non ti voglio più perdere Ma intanto la disgrazia e il dolore ci uniscono, come ci unì il peccato, e salgono da tutto il nostro essere gemiti di profonda contrizione e frasi ardenti, che la penna non può, non deve trascrivere.
E mentre ci consoliamo per la gioia di ritrovare Gesù tre giorni di assenza! che disputa con i Maestri d’Israele (Lc 2, 46), rimane bene impresso il dovere di lasciare la casa e i propri cari per servire il Padre Celeste.
Santo Rosario, 5

Impariamo da Gesù. Nella sua vita terrena non ha voluto la gloria che gli spettava: pur avendo diritto a essere trattato come Dio, assunse le sembianze di servo, di schiavo. Il cristiano impara così che tutta la gloria è per Iddio, e che non può servirsi della grandezza sublime del Vangelo come strumento di ambizioni e di interessi umani.
Impariamo da Gesù. Il suo atteggiamento nell’opporsi a ogni gloria umana è in perfetta correlazione con la grandezza incomparabile della sua missione: quella del Figlio amatissimo di Dio che si incarna per la salvezza degli uomini. Una missione che l’amore del Padre ha circondato di una sollecitudine piena di tenerezza: Filius meus es tu, ego hodie genui te. Postula a me et dabo tibi gentes hereditatem tuam: tu sei mio figlio, oggi ti ho generato. Chiedi, e ti darò le genti in eredità.
Il cristiano che, seguendo Cristo, vive in atteggiamento di piena adorazione del Padre, riceve anche lui dal Signore parole di amorosa sollecitudine: Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
E’ Gesù che passa, 62

Ti consiglio — per concludere — di fare, se non l’hai ancora fatta, la tua esperienza personale dell’amore materno di Maria. Non basta sapere che Ella è Madre, considerarla tale, e parlare di Lei come tale. È tua Madre, e tu sei suo figlio; ti vuole bene come se tu fossi il suo figlio unico sulla terra. Trattala di conseguenza: raccontale tutto ciò che ti succede, rendile onore, amala. Nessuno può farlo al tuo posto, né come tu lo faresti, se non sei tu stesso a farlo.
Ti assicuro che se ti avvierai per questo cammino, troverai subito tutto l’amore di Cristo: e ti vedrai inserito nella vita ineffabile di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo. Troverai la forza per compiere fino in fondo la Volontà di Dio, ti riempirai di aneliti di servire tutti gli uomini. Sarai il cristiano che ogni tanto sogni di essere: pieno di opere di carità e di giustizia, felice e forte, comprensivo con gli altri ed esigente verso te stesso.
Questo, non altro, è il nerbo della nostra fede. Ricorriamo a Maria, che ci accompagnerà con passo sereno e costante.
Amici di Dio, 293

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