NON PERDIAMO DI VISTA GESÙ
UNA VITA CON LA PAURA DELLA PUNIZIONE CI TRASFORMA IN DEVOTI INUTILI
“In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!»”. Effettivamente dopo due mila anni diciamo che come cristiani non abbiamo perso la buona abitudine di avere come fama una buona dose di fame. Infatti la maggior parte delle nostre attività pastorali, religiose, liturgiche, processionali, finiscono sempre a tavola. Non di rado ciò che dovrebbero essere delle belle feste religiose diventano sagre di questo o di quest’altro prodotto locale. In se la cosa non è malvagia, anzi dice di un tentativo di vivere insieme, in convivialità, ma dobbiamo stare attenti a non trasformare la nostra fede in una sagra di paese. Chiuso questo inciso, lasciamo la parola a Gesù, che spiega che il digiuno non è una religione, come non deve diventarlo nemmeno il cibo, ma ciò che caratterizza la religione è “lo Sposo”, e il suo rapporto con lui. Quando nella fede perdiamo di vista Gesù allora tutto diventa o una pratica penitenziale fine a se stessa, o una sagra di paese che celebra solo le nostre pance. La nostra fede ha ancora Cristo al centro? Le nostre comunità sono costruite attorno alla Sua persona? Le nostre scelte religiose tengono conto della Sua Presenza o della Sua assenza? Rispondendo a queste domande risponderemo ai farisei, e a noi stessi (farisei latenti).