Rosario meditato con Santa Teresa di Gesù Bambino: Misteri gloriosi

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Rosario meditato con Santa Teresa di Gesù Bambino: Misteri gloriosi

MISTERI GLORIOSI

Primo mistero: La resurrezione di nostro Signore

Il primo giorno della settimana, di buon mattino le donne andarono al sepolcro di Gesù, portando gli aromi che avevano preparato per la sepoltura. Videro che la pietra che chiudeva il sepolcro era stata sposta­ta. Entrarono nel sepolcro, ma non trovarono il corpo del Signore Gesù.

Le donne stavano ancora lì senza sapere che cosa fare, quando apparvero loro due uomini con vesti splendenti. Impaurite, tennero la faccia abbassa­ta verso terra. Ma quegli uomini dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Egli non si trova qui ma è risuscitato! Ricordatevi che ve lo disse quando era ancora in Galilea. Allora vi diceva: È necessario che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai nemici di Dio e questi lo cro­cifiggeranno. Ma il terzo giorno risusciterà”.

Allora le donne si ricordarono che Gesù aveva detto quelle parole. Lasciarono il sepolcro e andarono a raccontare agli undici quello che avevano visto e udito. Erano Maria, nativa di Màgdala, Giovanna e Maria, madre di Giacomo. Anche le altre donne che erano con loro riferirono agli apostoli le stesse cose. Ma gli apostoli non vollero credere a queste parole. Pensavano che le donne avevano perso la testa.

Pietro però si alzò e corse al sepolcro. Guardò dentro, e vide solo le bende usate per la sepoltura. Poi tornò a casa pieno di stupore per quello che era accaduto.
“Maria Maddalena in lacrime, presso il santo sepolcro, si china a cercare Gesù gli Angeli volevano addolcire la sua pena ma nulla poteva però calmare il suo dolore. Non eravate voi; luminosi arcangeli, che quell’ardente anima veniva a cercare, voleva vedere il Signore degli angeli prenderlo fra le sue braccia e portarlo via ben lontano” (Poesia 23 in prosa)

“Presso il santo sepolcro, rimanendo l’ultima era arrivata là ben avanti il giorno. Venne anche il suo Dio, velando la sua luce, Maria non poteva vincerlo in amore! Gli mostrò per primo il suo Santo Volto e subito una sola parola sgorgò dal suo Cuore che mormorava il nome sì dolce di Maria. Gesù le dono la pace, la felicità” (Poesia 23 in prosa).

“Un giorno, mio Dio, come Maddalena, anch’io volli vederti ed accostarmi a te. Il mio sguardo scru­tava la vasta pianura in cui ricercavo il Maestro e il Re ed esclamai vedendo l’onda pura l’azzurra stella, di fiore e il passero: “Se io non vedo Dio, o stupenda natura Tu non sei nulla per me se non una immensa tomba” (Poesia 23 in prosa).

“Mi occorre un cuore bruciante di tenerezza che resti il mio sostegno senza ripensamento, che ami tutto di me perfino la mia debolezza, e non mi lasci mai né giorno né la notte. Non ho trovato nessuna creatura che mi amasse sempre e senza mai morire. Io voglio un Dio che con la mia natura si faccia mio fratello, capace di soffrire!” (Poesia 23 in prosa).

“Mi hai udita, Amico, l’unico che amo! Per rapirmi il cuore, ti sei fatto mortale e versasti il tuo sangue, mistero supremo!… E vivi ancora per me sopra l’altare. Se non posso vedere lo splendore del tuo Volto, né intendere la tua voce che riempie di dolcezza, io posso, mio Dio, vivere della tua grazia e posso riposare sul tuo Sacro Cuore!” (Poesa 23 in prosa).

“Ricordati che il giorno della tua vittoria Tu ci dicesti: Colui che non ha visto il Figlio di Dio tutto raggiante di gloria è beato, se tuttavia in lui crede! All’ombra della Fede, amo e adoro. O Gesù! Per vederti, attendo in pace l’aurora. Ma il mio desiderio non è di contemplarti quaggiù! Ri­cordati!” (Poesia 24 in prosa).

“Dio mi ha sempre fatto desiderare ciò che vole­va darmi. Comincerà allora in Cielo a non appagare più i miei desiden. Non lo posso veramente credere e vi dico: fratello mio, sarò presto da voi… ” (Lettera 258).

“Ciò che riguarda Teresa è abbandonarsi senza nemmeno la gioia di sapere quanto le frutti in banca. L’abbandono: è Gesù che fa tutto, io non faccio nulla” (Lettera 142).

 

 

Secondo mistero: L’ascensione di nostro Signore

Gli undici apostoli e i loro compagni stavano parlando di queste cose. Gesù apparve in mezzo a loro e disse: “La pace sia con voi!” Sconvolti e pieni di paura, essi pensavano di vedere un fantasma. Ma Gesù disse loro: “Perché avete tanti dubbi dentro di voi? Guardate le mie mani e i miei piedi! Sono pro­prio io! Toccatemi e verificate: un fantasma non ha carne e ossa come me”.

Poi disse loro: “Era questo il senso dei discorsi che vi facevo quando ero ancora con voi! Vi dissi chiaramente che doveva accadere tutto quel che di me era stato scritto nella legge di Mosè, negli scritti dei profeti e nei salini!”.

Allora Gesù li aiutò a capire le profezie della Bibbia. Poi aggiunse: “Così sta scritto: Il messia doveva morire, ma il terzo giorno doveva resuscita­re dai morti. Per suo incarico ora deve essere por­tato a tutti i popoli l’invito a cambiare vita e a rice­vere il perdono dei peccati. Voi sarete testimoni di tutto ciò cominciando da Gerusalemme. Perciò io manderò su di voi lo Spirito Santo, che Dio, mio Padre, ha promesso. Voi però restate nella città di Gerusalemme fino a quando Dio non vi riempirà con la sua forza”.

Poi Gesù condusse i suoi discepoli verso il vil­laggio di Betània Alzò le mani sopra di loro e li benedisse. Mentre li benediceva si separò da loro e fu portato verso il cielo. I suoi discepoli lo adoraro­no. Poi tornarono verso Gerusalemme, pieni di gioia. E stavano sempre nel tempio lodando e rin­graziando Dio.
“Poiché Gesù è salito in Cielo, non posso seguirlo che sulle tracce che ha lasciato, ma queste tracce sono tanto luminose, tanto profumate! Non devo fare altro che gettare uno sguardo al Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da quale parte correre… non mi slancio al primo posto ma all’ultimo, invece di avanzare come il fariseo ripeto, colma di fiducia, l’umile preghiera del pubbli­cano. Soprattutto imito la condotta di Maddalena, la sua stupefacente o meglio amorosa audacia che incanta il Cuore di Gesù seduce il mio. Si lo sento, quand’anche avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei col cuore spezzato dal pentimento a gettarmi nelle braccia di Gesù – perché Teresa sa bene che – Gesù non è che amore e mise­ricordia” (Manosintto C).

“hai fatto bene a scrivermi: ho capito tutto… tutto, tutto, tutto! Tu non hai commesso neppure l’ombra del male. So così bene che cos’è questo gene­re di tentazioni che posso assicurartelo senza timore; d’altronde Gesù me lo dice nel profondo del cuore. Posso confessarti una cosa che mi ha causato molto dispiacere? È che la mia piccola Maria ha trala­sciato le sue comunioni il giorno dell’Ascensione e l’ultimo del mese (maggio) di Maria!… Oh, quanto è dispiaciuto a Gesù” (Lettera 92).

“La mia missione sta per cominciare, la mia missione di fare amare Dio come io lo amo, di dare la mia piccola via alle anime. Se Dio esaudisce i miei desideri passerò il mio Cielo sulla terra fino alla fine del mondo. Certo, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra… Non mi voglio riposare finché ci saranno anime da salvare…” (Ultimi colloqui).

A Celina che baciava i piedi del Crocifisso: ‘Ma io bacio il suo Volto! Voi non state seguendo la dottrina del piccolo bambino: baciatelo subito sulle guance e fatevi abbracciare… se vado fra i Serafini, non farò come loro;… tutti si coprono con le ali davanti a Dio: io mi guarderò bene dal coprirmi con le ali” (Ultimi Colloqui 2,5 settembre).

“Amo tanto Dio, che vorrei fargli piacere senza che nemmeno sapesse che sono io… non vo­glio dare per ricevere…” (Ultimi Colloqui maggio).

“…papà mi proponeva un viaggio a Gerusa­lemme; ma nonostante l’attrattiva naturale che mi spingeva a visitare i luoghi santificati dal passag­gio di Nostro Signore, ero stanca dei pellegrinaggi terreni, non desideravo nient’altro che le bellezze del cielo e, per donarle alle anime, volevo, al più presto essere prigioniera”.

 

 

Terzo mistero: La discesa dello Spirito Santo

Quando venne il giorno della Pentecoste, i credenti erano riuniti tutti insieme nello stesso luogo. All’improvviso si sentì un rumore in cielo, come quando tira un forte vento, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Allora videro qualcosa di simile a lingue di fuoco che si separavano e si posa­vano sopra ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo concedeva loro di esprimersi.

A Gerusalemme c’erano Ebrei, uomini molto religiosi, venuti da tutte le parti del mondo. Appena si sentì quel rumore, si radunò una gran folla, e non sapevano che cosa pensare. Ciascuno infatti li sentiva parlare nella propria lingua, per cui erano pieni di meraviglia e di stupore e dicevano: “Questi uomini che parlano sono tutti Galilei? Come mai allora li sentiamo parlare nella nostra lingua nativa? Noi apparteniamo a popoli diversi”. Parti, Medi e Elamiti. Alcuni di noi vengono dalla Mesopotamia, dalla Giudea e dalla Cappadocia, dal Ponto e dall’Asia, dalla Frigia e dalla Panfilia, dall’Egitto e dalla Cirenaica, da Creta e dall’Arabia. C’è gente che viene perfino da Roma: alcuni sono nati ebrei, altri invece si sono convertiti alla reli­gione ebraica. Eppure tutti li sentiamo annunciare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha fatto”.
“Comprendo e so per esperienza che il Regno di Dio è dentro di noi: Gesù non ha bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; Egli, il Dottore dei dottori, insegna senza rumore di paro­la… Non l’ho mai udito parlare ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida e mi ispira quello che devo dire o fare. Proprio al momento in cui ne ho bisogno, scorgo dei lumi che non avevo ancora veduto e non è durante l’orazione che questi sono più abbondanti, ma è piuttosto in mezzo alle occu­pazioni della mia giornata” (Manoscritto A).

“Conoscerlo come egli ci conosce e diventare degli dei noi stessi, oh! che destino! Quanto è gran­de la nostra anima!” (Lettera 57).

“Più si è deboli, senza desideri né virtù, più si è adatti alle operazioni di questo Amore che consu­ma e trasforma!… Amiamo allora la nostra picco­lezza, preferiamo non sentire nulla! Allora saremo povere di spirito e Gesù verrà a cercarci; per quanto lontano possiamo essere, Egli ci trasformerà in fiamme d’amore!” (Lettera 197).

“Mi ero preparata con molto cura a ricevere la visita dello Spirito Santo, non capivo come non si facesse una grande attenzione a ricevere il sacramen­to d’Amore… Ah! com’era gioiosa la mia anima; come gli apostoli attendevo con felicità la visita dello Spirato Santo! Mi rallegravo all’idea di essere presto perfetta cristiana e soprattutto di avere eternamente sulla fronte la croce misteriosa che il Vescovo segna imponendo al sacramento… Finalmente il momento felice arrivò: al momento della discesa dello Spirito Santo non sentii un vento impetuoso, ma piuttosto quella brezza leggera della quale il profeta Elia udì il mormorio sul monte Oreb.. . ” (Manoscritto A 360).

“Sono certa che Nostro Signore con i suoi insegnamenti e la sua presenza sensibile non diceva agli Apostoli più di quanto non dica a noi con le buone ISPIRAZIONI della sua grazia” (Ultimi colloqui 7.8.4). “Amore che m’infiamma, penetra nell’anima mia, vieni l’o ti reclamo, vieni a consumarmi, vieni” (Poesia 28).

“Vivere d’Amore è custodire Te, Verbo Incre­ato, Parola del mio Dio! Ah, tu lo sai che t’amo, divino Gesù! Lo Spirito dell’Amore tutta m’infiam­ma. Ed è amando Te che io attiro il Padre il de­bole mio cuore lo trattiene. O Trinità, tu ormai sei prigioniera del mio Amore!” (Poesia 26).

 

 

Quarto mistero: La dormizione e l’assunzione della Vergine Maria

Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna che sembrava vestita di sole, con una corona di dodici stelle in capo e la luna sotto i suoi piedi. Stava per dare alla luce un bambino e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

Un altro segno apparve nel cielo: un drago enorme, rosso fuoco, con sette teste e dieci corna. Su ogni testa aveva un diadema, e la sua coda tra­scinava un terzo delle stelle del cielo e le scagliava sulla terra. Il drago si pose di fronte alla donna che stava per partorire: voleva divorare il bambino appena fosse nato.

La donna dette alla luce un maschio: egli dovrà governare tutte le nazioni con un bastone di ferro. Quel figlio fu rapito e portato verso Dio e verso il suo trono.

Quando il drago si rese conto di essere stato gettato sulla terra, cominciò a perseguitare la donna che aveva dato alla luce il bambino. Ma la donna ricevette due grandi ali d’aquila, per allonta­narsi dal serpente, e volò al suo rifugio nel deserto. Là rimase in pace per tre anni e mezzo. Il serpente vomitò dalla sua bocca una fiumana d’acqua, dietro alla donna, per farla portar via dalla corrente. Ma la terra venne in suo aiuto: aprì una voragine e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato.

Infuriato con la donna, il drago andò a far guerra contro gli altri figli di lei: quelli che metto­no in pratica i comandamenti di Dio e rimangono fedeli a ciò che Gesù ha annunziato.
“Maria possiede certamente più di noi, tra l’al­tro, l’impeccabilità, cioè l’impossibilità di commettere il peccato, poiché fu esente dalla macchia della colpa originale. Ma bisogna anche ricordare che ella è stata meno fortunata di noi perché non ebbe – come noi – una Beata Vergine da amare.- per noi è una dolcezza in più per lei, una soavità di meno” (Ultimi colloqui).

“O Madre mia, nell’attesa del Cielo, voglio vivere con te, seguirti tutti i giorni e, nel contem­plarti, immergermi rapita, scoprendo nel tuo cuore gli abissi dell’amore. Il tuo sguardo materno bandi­sce ogni mia paura, m’insegna a piangere e m’inse­gna a gioire. Invece che disprezzare le gioie pure e sante tu le vuoi condividere con noi e ti degni di benedirle” (Poesia 54 in prosa).

“Se voi sapeste che progetti sto facendo per quando sarò in Cielo sulle cose che farò!… Comincerò la mia missione” (Ultimi colloqui 13 Luglio).

Il Cielo lo trovo nella Trinità Beata, che, pri­gioniera d’amore, – vive nel mio cuore. Lì contemplo al mio Dio e gli ripeto sicura che voglio servirlo ed amarlo senza sosta. Il mio Cielo è sorridere a Dio che adoro e, se vuole nascondersi provando la mia fede, che mi guardi ancora soffrire nell’attesa: ecco il mio Cielo!” (Poesia I2 m prosa).

“Noi carmelitane passiamo per pazze agli oc­chi della gente… perfino i cristiani più ferventi, i sacerdoti, trovano che siamo esagerate… Celina, che importa che i nostri vasi siano spezzati se Gesù è consolato e il mondo è obbligato, suo malgrado, a sentire i profumi che ne esalano e che servono a purificare l’aria avvelenata che non smette di respi­rare?” (Lettera 169).

“O Immacolata Vergine, la più tenera fra le madri, ascoltando Gesù non ti rattristi affatto, ma ti rallegri di sapere che sceglie, qui in terra, l’ani­ma nostra come sua famiglia. Tu ti rallegri che lui ci doni la sua vita, gli infiniti beni della sua Divi­nità!… Ma come non amarti, Madre, vedendo tanto amore e tanta umiltà?” (Poesia 54 in prosa).

“Maria tu ci ami, come ci ama Gesù ed accon­senti per noi a distaccarti da Lui. Amare è dare tutto e dare anche se stesso. Tu hai voluto mostrar­celo restando il nostro esempio. Il Salvatore conosce la tua immensa affezione. Conosceva i segreti del tuo cuore materno, rifugio dei peccatori, perciò Gesù ci ha lasciati a Te quando abbandona la Croce per aspettarci in Cielo” (Poesia 54 in prosa).

 

 

Quinto mistero: L’incoronazione di Maria regina del cielo e della terra

Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra, il primo cielo e la prima terra erano spariti, e il mare non c’era più e vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la santa città, la nuova Gerusalemme, ornata come una sposa pronta per andare incontro allo sposo.

Una voce forte che veniva dal trono esclamò: “Ecco l’abitazione di Dio fra gli uomini; essi saranno il suo popolo ed egli sarà Dio con loro. Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più lutto né pianto né dolore. Il mondo di prima è scomparso per sempre”. Allora Dio dal suo trono disse: “Ora faccio nuova ogni cosa”. Poi mi disse: “Scrivi, perché ciò che dico è vero e degno di essere creduto”.

E aggiunse: “È fatto. Io sono l’Inizio e la Fine, il Primo e l’Ultimo. A chi ha sete io darò gratuitamente l’ac­qua della vita. Ai vincitori toccherà questa parte dei beni. Io sarò loro Dio, ed essi saranno miei figli. Ma i vigliacchi, i miscredenti, i depravati, gli assas­sini, gli svergognati, i ciarlatani, gli idolatri e tutti i bugiardi andranno a finire nel lago ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte”.
“Non trovando alcun soccorso sulla terra, la povera piccola Teresa si rivolse verso la sua Madre del Cielo, la pregai con tutto il cuore d’aver infine pietà di me… All’improvviso la Santa Vergine mi parve bella, così bella che mai avevo visto qualche cosa di così stupendo. Il suo volto spirava una bontà e una tenerezza inabili, ma ciò che penetrò fino in fondo alla mia anima fu il sorriso incante­vole della Vergine Maria. Allora tutte le mie pene svanirono, due grosse lacrime spuntarono dalle mie palpebre e scesero sulle guance, ma erano lacrime di una gioia senza nubi. La Santa Vergine mi ha sor­riso, pensai, come sono felice… ” (Mattoscntto A 30r).

“Tutti sappiamo che la Beata Vergine Maria è la Regina del Cielo e della Terra; ma più che Regina ella è una madre.

Non bisogna ribadire, che a motivo delle sue prerogative eccezionali Maria eclissa la gloria di tutti i santi, come il sole, al suo nascere, fa sparire le stelle. Dio mio, che strana affermazione! Una madre che fa svanire la gloria dei propri figli! Io, invece, ritengo tutto l’opposto: Maria aumenta all’infinito lo splendore degli eletti.

E lodevole rievocarne le prerogative; ma non bisogna fermarsi lì. Se – ascoltando una predica – si è portati; dall’inizio alla fine, ad uscire in conti­nue esclamazioni Ah! Ne verrebbe poi vera nausea; e nemmeno è escluso che qualcuno vada più oltre fino a sperimentare disgusto o alienazione da una creatura tanto eminente; e potrebbe anche dire: se questa è la realtà, converrebbe ritirarsi in un can­tuccio e brillarvi per conto proprio” (Ultimi colloqui).

‘La Vergine, non manca mai di proteggermi appena la invoco. Se sopraggiunge una preoccupa­zione, una difficoltà, subito mi rivolgo a lei e sem­pre, come la più tenera delle madri, prende a cuore i miei interessi! Quante volte parlando alle novizie, mi è capitato di invocarla e di sperimentare i bene­fici della sua protezione materna!” (Manoscritto c 26r).

“Ben presto ascolterò questa dolce armonia. Ben presto verrò nel bel Cielo a contemplarti. Tu che venisti a sorridermi all’alba della mia vita, torna ancora a sorridermi Madre… ecco viene la sera!… No, non temo più lo splendore della tua suprema gloria, con te ho sofferto e ora voglio sol­tanto cantare sulle tue ginocchia, perché, Maria, io t’amo. E ripetere per sempre. sono tua figlia” (Poesia 54, in prosa).

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