Mt 9,9-13
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore
Meditiamo
Misericordia io voglio e non sacrifici
Al culto lussuoso, arrogante, superbo, fatto di luci splendide, di ceri ardenti, di profumato incenso che oscura il volto di Dio e degli uomini, di canti polifonici di voci soavi, di abiti sfarzosi e sempre rinnovati, celebrato in basiliche monumentali o in piccole Chiese lustrate a nuovo, non corrisponde altrettanto sfarzo e incanto per la misericordia verso l’uomo. È un culto sovente che non genera carità, pietà, commiserazione, perdono, solidarietà, comunione, pace verso i nostri fratelli.
Questo culto pavoneggiante si celebra spesso anche con la calunnia nel cuore, con la falsa testimonianza sulle labbra, con il pettegolezzo nella mente, con il giudizio sempre tra i denti, con la condanna degli innocenti tra le mani. Si celebra in totale assenza di carità, anzi con ogni peccato contro la verità nel nostro intimo.
Di questo culto il Signore non sa che farsene. Non gli è gradito. Mai potrà gradirlo. Per il nostro Dio il vero culto è carità, amore, compassione, misericordia, aiuto, solidarietà, comunione, unità, elemosina, sostegno morale, spirituale ed anche economico verso i nostri fratelli più bisognosi. Il culto che Dio vuole è l’accoglienza dell’altro nel nostro cuore e l’attenzione operosa sia spirituale che materiale verso tutti coloro che versano nel bisogno, che vivono in stato di necessità, che sono bramosi di qualcosa da noi per togliere dall’amarezza, dalla tristezza, dalla disperazione la loro vita.
Ecco la grande misericordia di Cristo Gesù. Lui non fa distinzione tra uomo e uomo, tra Giudeo e Romano, tra giusto e peccatore, tra puro ed impuro, tra amico e nemico, tra pubblicano e fariseo. Tutti vengono da Lui chiamati a penitenza, a conversione, alla fede nel Vangelo. A tutti Lui offre il suo perdono, la remissione dei peccati, la sua fratellanza, il suo riscatto, la sua verità, la sua vita eterna.
Oggi Lui vede un pubblico peccatore e lo chiama a seguirlo. Ne fa un suo discepolo. Il chiamato, sentendosi accolto da Gesù, a sua volta chiama un esercito di peccatori come lui e li presenta a Gesù, perché anche loro vengano perdonati e chiamati a conversione nella fede al Vangelo. Gesù li accoglie, li perdona, in segno di comunione con la verità che ormai è nel loro cuore, si siede a tavola e pranza con loro.
È lo scandalo per i farisei. Gesù non può mangiare con i peccatori. Ma questi uomini non sono peccatori. Erano peccatori prima di incontrare Gesù. Ora sono giusti, amici di Cristo, suoi seguaci e discepoli. È questo il culto di Gesù: il suo immenso, sconfinato, divino ed umano amore per ogni uomo da salvare e da condurre nel Regno del Padre suo. Per questo chiede ai farisei che anche loro imparino a celebrare questo culto nuovo, non quello antico fatto di qualche montone o ariete offerti al Signore. Al Signore è gradita la misericordia del cuore, la compassione, la carità, l’amore verso tutti i suoi figli. A Lui piace che ogni uomo veda l’altro uomo come persona bisogna di amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, insegnateci la scienza del vero amore e la sapienza di praticarlo per tutti i giorni della nostra vita.
(Movimento Apostolico)
Meditiamo il Vangelo di oggi
1 Luglio 2019«Seguimi»
Vangelo del giorno meditato
8 Luglio 2019«Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà.»
Vangelo del giorno meditato
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici.»
Mt 9,9-13
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore
Meditiamo
Misericordia io voglio e non sacrifici
Al culto lussuoso, arrogante, superbo, fatto di luci splendide, di ceri ardenti, di profumato incenso che oscura il volto di Dio e degli uomini, di canti polifonici di voci soavi, di abiti sfarzosi e sempre rinnovati, celebrato in basiliche monumentali o in piccole Chiese lustrate a nuovo, non corrisponde altrettanto sfarzo e incanto per la misericordia verso l’uomo. È un culto sovente che non genera carità, pietà, commiserazione, perdono, solidarietà, comunione, pace verso i nostri fratelli.
Questo culto pavoneggiante si celebra spesso anche con la calunnia nel cuore, con la falsa testimonianza sulle labbra, con il pettegolezzo nella mente, con il giudizio sempre tra i denti, con la condanna degli innocenti tra le mani. Si celebra in totale assenza di carità, anzi con ogni peccato contro la verità nel nostro intimo.
Di questo culto il Signore non sa che farsene. Non gli è gradito. Mai potrà gradirlo. Per il nostro Dio il vero culto è carità, amore, compassione, misericordia, aiuto, solidarietà, comunione, unità, elemosina, sostegno morale, spirituale ed anche economico verso i nostri fratelli più bisognosi. Il culto che Dio vuole è l’accoglienza dell’altro nel nostro cuore e l’attenzione operosa sia spirituale che materiale verso tutti coloro che versano nel bisogno, che vivono in stato di necessità, che sono bramosi di qualcosa da noi per togliere dall’amarezza, dalla tristezza, dalla disperazione la loro vita.
Ecco la grande misericordia di Cristo Gesù. Lui non fa distinzione tra uomo e uomo, tra Giudeo e Romano, tra giusto e peccatore, tra puro ed impuro, tra amico e nemico, tra pubblicano e fariseo. Tutti vengono da Lui chiamati a penitenza, a conversione, alla fede nel Vangelo. A tutti Lui offre il suo perdono, la remissione dei peccati, la sua fratellanza, il suo riscatto, la sua verità, la sua vita eterna.
Oggi Lui vede un pubblico peccatore e lo chiama a seguirlo. Ne fa un suo discepolo. Il chiamato, sentendosi accolto da Gesù, a sua volta chiama un esercito di peccatori come lui e li presenta a Gesù, perché anche loro vengano perdonati e chiamati a conversione nella fede al Vangelo. Gesù li accoglie, li perdona, in segno di comunione con la verità che ormai è nel loro cuore, si siede a tavola e pranza con loro.
È lo scandalo per i farisei. Gesù non può mangiare con i peccatori. Ma questi uomini non sono peccatori. Erano peccatori prima di incontrare Gesù. Ora sono giusti, amici di Cristo, suoi seguaci e discepoli. È questo il culto di Gesù: il suo immenso, sconfinato, divino ed umano amore per ogni uomo da salvare e da condurre nel Regno del Padre suo. Per questo chiede ai farisei che anche loro imparino a celebrare questo culto nuovo, non quello antico fatto di qualche montone o ariete offerti al Signore. Al Signore è gradita la misericordia del cuore, la compassione, la carità, l’amore verso tutti i suoi figli. A Lui piace che ogni uomo veda l’altro uomo come persona bisogna di amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, insegnateci la scienza del vero amore e la sapienza di praticarlo per tutti i giorni della nostra vita.
(Movimento Apostolico)
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